
L’Istat mette in evidenza un dato allarmante: il conseguente aumento dell’inflazione che non permette di avere un adeguamento salariale, ma anzi, sta aumentando notevolmente il rischio di povertà in tante famiglie italiane, per non parlare dei salari che sono in netta diminuzione.
Dal 2004 al 2024 si è giunti a un aumento dei salari pari solo al 6,3%, cifra non sufficiente per garantire uno status di indipendenza economica per nuclei familiari numerosi ne intermedi. Inoltre, nel 2024 sono solo 370mila i neonati, equivalenti a 4,6 milioni del totale dei bambini under 10.
Indubbiamente, ci si trova davanti a dei dati che rappresentano un’Italia più istruita ma comunque con un calo della produttività effettiva e un problema grave di nuove leve e ricambio generazionale lavorativo.
Andando più nello specifico, nel 2024 si è registrato un aumento notevole dell’occupazione però quella che riguarda la fascia d’età degli over 50, che risale all’80%.
Non molto stimolante, invece, la fascia d’età che coinvolge i giovani che stanno entrando nel mondo del lavoro, poiché il nostro Paese risulterebbe indietro rispetto agli altri grandi Paesi europei, con un quarto della popolazione, pari al 23,1% che si trova sulla soglia della povertà o ancora peggio all’esclusione sociale: redditi inferiori al 60% e anche una diminuzione della produttività lavorativa sopracitata.
“Le previsioni più recenti per il 2025 sono di un rallentamento della crescita rispetto all’andamento già moderato del 2024, come conseguenza principalmente degli effetti dell’evoluzione delle politiche commerciali globale” questa una delle note di adeguamento dell’Istat in merito al futuro delle prospettive economiche e lavorative.