
Nelle scorse ore è stata compilata e inviata una lettera al presidente all’Associazione dei Comuni Gaetano Manfredi, per ottenere un censimento dettagliato dei dispositivi su tutto il territorio nazionale e avere un quadro complessivo. In tutta risposta al momento della formulazione, Anci ha fornito dati in termini percentuali.
Salvini non trovandosi d’accordo con la parzialità d’informazione ha replicato chiedendo informazioni certe, i cosiddetti “numeri certi” e ha ricordato l’importanza di “non una percentuale ma un numero chiaro e inequivocabile”. In sostanza il Mit necessita sapere “quanti sono gli autovelox e dove sono installati”.
Inoltre, il Mit aveva sottolineato ad Anci l’importanza “di garantire trasparenza e l’uso degli autovelox esclusivamente per la sicurezza stradale“. E in merito al numero dei dispositivi aveva precisato che apparteneva a uno degli input “per poter riavviare il procedimento relativo all’adozione del decreto interministeriale sulle regole di omologazione”.
Per valutare la sua risposta complessiva Anci ha voluto stilare il quadro complessivo:
59,4% di dispositivi fissi validati prima del 2017 e da un 40,6% riferiti all’anno successivo; per quelli mobili il dato si attesta a un 67,2%approvati prima del 2017 e a un 32,8% dei successivi.
Nonostante ciò, non mancavano le implicazioni aggiuntive: “far fronte alla situazione non più procrastinabile di vuoto normativo“, poiché “la velocità rimane tra le prime tre cause principali della mortalità in strada“.
Anci mostra il suo impegno nel cercare di ridurre questi dati negativi, segnalando che si stanno attendendo risposte con i dati certi richiesti da parte dei Comuni.
Attualmente si riconferma una situazione in fase di definizione, senza alcun dato certo.