
Il guadagno dietro questo business è pari ad almeno mezzo miliardo con oltre 10mila persone coinvolte che arrivano a 30 mila in alta stagione.
La filiera della Cannabis-light è stata duramente colpita a seguito dell’approvazione del Decreto Sicurezza: l’articolo 18 stabilirebbe la produzione esclusivamente destinata al “florovivaismo professionale”, escludendo qualsiasi altro utilizzo, incluso il commercio, lavorazione, detenzione e vendita.
A seguire dell’emanazione ufficiale del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, entro 60 giorni il Parlamento dovrà muoversi per portare il decreto legge a divenire legge.
“Equiparare l’uso delle infiorescenze della canapa a quello di sostanze illegali, anche in assenza di uso ricreativo, è una misura irragionevole”, questo l’intervento di Ettore Prandini, presidente Coldiretti.
Anche Federcanapa si posiziona in merito al decreto legge e si mostra allarmata, questo l’intervento di Beppe Croce, presidente dell’Associazione: “La situazione è molto grave, le normative europee sono molto chiare e ci sono state diverse sentenze che hanno dato ragione ai produttori. In questo modo il governo non fa altro che lasciare il monopolio della cannabis light al settore farmaceutico e alle multinazionali del tabacco, perché questo è un mercato che continuerà a esistere. Gli italiani potranno continuare a comprare prodotti a base di CBD dall’estero, come consentono le norme comunitarie. Il governo sta solo tagliando fuori gli imprenditori italiani”.
I rischi di coloro che vengono sorpresi a coltivare cannabis light e chi la vende al pubblico sono sequestri e denunce per violazione del testo unico stupefacenti, ai quali i commercianti possono chiedere ricorso attraverso ( il tribunale amministrativo regionale ) TAR.